29 agosto 2011

False aspettative e probabili futuri

Sapete, quando ero ancora una casta bimbetta di quattro/cinque anni ricordo che amavo scorrazzare gioiosa nel prato di casa con arco e frecce in spalla cantando "urka urka tirulero oggi splende il sol", tentando di vincere il primato di scimmia più abile nell'arrampicata e catturando lucertole che facevo ingozzare con insetti di ogni tipo.
Quasi contemporaneamente, incominciai a fare scorta di stuzzicadenti che ponevo tra le mie labbra ancora illibate per ripetere sprezzante, a chiunque incontrassi lungo il mio tragitto "lo vedi questo stecchino? Io te lo infilo nelle palle e ci faccio uno spiedino...che schifo!".
Questa cosa non rese particolarmente orgoglioso mio padre, il quale per darmi una lezione mi costrinse a guardarlo mentre si trafiggeva lo scroto con uno stuzzicadenti un po' troppo acuminato.
Fu allora che decisi di far diventare quella che era una semplice emulazione, una vera e propria mania.
Dopo qualche anno iniziai a sognare di diventare un'astronauta, perché desideravo essere inghiottita da un buco nero fantasticando su realtà parallele dalle quali non sarei più potuta tornare indietro e meditando sul senso della vita, a tal punto da comprendere solo ora come conoscessi molte più teorie filosofiche all'età di dieci anni che ora.
Con il tempo ho poi scoperto che l'unico buco nero di cui potessi mai avere esperienza sarebbe stato un fetido antro buio ben lontano dall'essere oggetto di studio delle scienze astronomiche.
All'età di tredici anni, scombussolata dagli ormoni, decisi che tempo qualche anno e avrei fatto la puttana per strade poco trafficate.
Iniziai così a contare i giorni che mi separavano dalla mia prima scopata, ma dovetti aspettare diversi anni prima che ciò accadesse, così da ammazzare il tempo temendo di morire zitella e verginella.
Da sempre fantastico di vivere una realtà simile a quella di Wolfenstein o Rambo, tale che se non ci fosse il pisello del mio fidanzato ad onorarmi regolarmente penserei di essere una lesbica finita.
Per ventiquattro anni di vita ho ininterrottamente interloquito e stretto mani a nevrotici e bigotte schizofreniche, esperienza che mi ha reso particolarmente incline allo studio della mente umana...così che se il mio cervello non avesse stabilito di farmi piegare a 90° per farmi schiaffare in culo da me medesima un fallo di improbabili dimensioni, ora starei degustando il momento in cui avrei indossato un lungo camice bianco mentre un odierno Ellenberger sarebbe applicato in un metaforico pompino, speranzoso di gloria riflessa...ma allo stato attuale ho ottime ragioni per credere che finirò a sgravare bambini in una casa malridotta della 167.