18 gennaio 2012

Recensioni

Ci sono persone che quando sono afflitte da malinconia svuotano credenze, barattoli di nutella o anche tubetti di vaselina nella speranza di affogare i propri dispiaceri nel sesso. Io invece mi cibo di merda catodica…con un barattolo di nutella in mano e un tubetto di vaselina sul comodino.
Accendo il televisore e guardo tutto ciò che nelle giornate normali mi fa pisciare sangue dal culo. Quindi mi basta accendere il televisore.
Oh certo, quella troiona della D’Urso non riuscirei a guardarla neanche se mi sottoponessero al trattamento Ludovico. Mi strapperei gli occhi dalle orbite e venderei i bulbi su internet a qualche cannibale feticista, semmai.
Certo che non posso scrivere io l’annuncio, COGLIONI!
Ci penserebbe il mio psichiatra.
Anyway, l’altro giorno ho ripescato il telecomando dal culo di mio fratello e ho iniziato a fare zapping tra i vari canali con vitale passività.
Il mio inconscio con il suo sistema paura/colpa, mi ha fatto trovare improvvisamente dinanzi quella porcata immane di “Donnavventura”, dove un numero a me ignoto di mignottone rivestono il ruolo di avventuriere di ‘sto cazzo: quello del produttore.
Dopo un corso di addestramento nel quale gli fanno succhiare peni a destra e a manca, sono pronte per viaggiare in sella al “loro” fuoristrada.
Vestite come delle classiche chiappestrette, sfilano tra villaggi poveri e sventurati ostentando il loro benessere alla faccia di quegli sporchi pezzenti e cibando bambini malnutriti come fossero cagnolini. Il che basta a farle sentire delle altruiste missionarie.
Soggiornano in hotel a spese del programma e mangiano come porche bulimiche.
Si improvvisano, a seconda delle circostanze, zoologhe, biologhe e tutto ciò che finisce in “ologhe”, impartendo lezioni di zoologia, biologia e tutto ciò che finisce in “ologia”…usando come propria enciclopedia di riferimento “La famiglia Millemiglia”. Rischiano la vita in splendide acque, tra delfini e pesciolini colorati, e in mezzo a campi verdi incontaminati.
Al termine della spedizione tornano fiere a succhiare cazzi nazionali, con alle spalle un bagaglio culturale che non farebbe invidia nemmeno a Flavia Vento e un carico di esperienze che se Sponky fosse ancora in vita, gli cacherebbe in mano con veemenza.


Ecco, una volta risanata la mia autostima, posso spegnere il televisore e tornare alla mia vita normale.

01 gennaio 2012

Sul perché "la speranza la lascerei agli stronzi"

Ooooh, finalmente è iniziato un nuovo anno tripponi pachidermici.
Avete già scritto con l’animo pervaso di convenzionale ottimismo, quali sono i vostri buoni propositi per il 2012?
…E cosa cazzo aspettate checche?
Affrettatevi ad esternare tutti i vostri sogni, le vostre speranze…accovacciati in quell’avvolgente copertina di pile mentre tenete in mano una buona tazza di cioccolato caldo fumante, ché voglio farmi una bella panza di risate. Voglio vederla uscire strabordante dai miei jeans e vincere la resistenza di quell’unico bottone che dà un po’ di compattezza al mio ventre mai troppo piatto.

Scusate, è che nonostante io provi enorme vergogna per la mia persona nel dire che solo poco meno di tre anni fa ho preso consapevolezza che le aspettative sono fatte per essere distrutte, quando penso a dei leccapisciazza idealisti come voi la mia autostima balza subito alle stelle.
Sapete, per circa ventuno anni ho fatto mia l’idea che la speranza fosse l’ultima a morire, a tal punto da incentrare su di essa parte delle mie giornate e vivendo perciò una vita parallela a quella reale.
Quando desideravo qualcosa dall’ardua conquista, la mia immaginazione me ne offriva un surrogato.
Fantasticavo su un futuro appagante e felice dove avevo ottenuto con sforzo ciò che bramavo.
Una volta terminato il miraggio tornavo alla mia vita normale, rimandando a tempi da definire l’impegno e la fatica che avrei dovuto impiegare per la realizzazione dei diversi scopi che avrei voluto raggiungere.
Fino a che non ho capito che la speranza (se non nei limiti) è per chi ama il sesso passivo a sorpresa.
A quei tempi ero io stessa che senza rendermene conto, sognando troppo e agendo zero, mi prostravo giuliva e fiduciosa a 90° in attesa che un cazzone alla Safarov mi penetrasse il culo con violenza.
Così ora mi ritrovo ad impiegare il triplo delle forze per realizzare quei sogni ancora non concretizzati.
Questo mi ha portato nel corso degli ultimi anni a scacciare qualsiasi pensiero troppo visionario, presa dal terrore di ingannarmi nuovamente e restare bloccata nella pura immaginazione, per poi vedere il mio ano un'altra volta violentato.
La parte sana del mio cervello arresta con solerzia qualsiasi flusso di pensiero non contenga il concetto di prassi, permettendomi di sperare quanto basta e nei giusti modi.

Insomma coglioni, la morale della storia è che se credete ci sia un complotto cosmico contro di voi tale da impossibilitare il soddisfacimento dei vostri desideri, cambiate rotta di pensiero perché mi gioco le palle turgide del mio fidanzato che siete voi stessi a remare con un braccio in avanti e con l’altro indietro e a non metterci la dovuta fatica.
Ora con permesso, mi è venuta voglia di giocare a “trova le dieci differenze” con i vostri post natalizi.