20 giugno 2011

Quando lo studio fotte il cervello

Lo so...lo so...siete arrabbiati con me per la mia prolungata assenza e credete che il modo migliore di farmelo capire, sia boicottare apparentemente questo blog.
Ora però mammina è tornata e ha bisogno di un caloroso benvenuto, quindi venite a leccarle il culo come dio comanda.

L'altro giorno stavo pensando ai tempi del liceo.
Passare l'adolescenza tra vecchie bigotte e troiette dalle chiappe strette, è stato decisamente più seccante di un prolasso anale post inculata.
A quell'età due sono le strade che presumibilmente avrei potuto prendere: o diventare una puttanella conformista con la puzza sotto il naso, o incominciare a provare repulsione per qualsiasi persona ricordi la chiusura mentale tipica di quell'ambiente. Capirete, quindi, che se la suddetta persona è anche conservatrice, la voglia di pisciarle addosso dovrebbe aumentare esponenzialmente.
Ora...se io fossi una puttanella conformista con la puzza sotto il naso, starei qui ad informarvi della sinfonia di scorregge che mio padre mi ha costretto ad ascoltare per tutta la notte?
Direi di no, finocchietti repressi.
Questo non deve di certo farvi credere che io sia un'impavida ribelle che lotta quotidianamente per le proprie scelte, contro una famiglia tradizionalista vittima di una società ipocritamente benpensante.
La battaglia più interessante che io abbia mai portato avanti, è stata quella di bandire mio fratello dalla mia stanza, per evitare che il tanfo delle sue ascelle mandasse in cancrena l'olfatto di Sponky, il criceto che ho trovato nel culo del mio fidanzato qualche annetto fa.
NdR: battaglia orgogliosamente vinta.
...Ma ritornando al nocciolo della questione, quei cinque anni hanno sancito l'inesorabile inizio della mia misantropia.
Non essendo più costretta in ambienti che non mi confanno, potreste pensare che io abbia riacquistato giustamente fiducia in quell'ammasso informe che voi chiamate "essere umano".
Le cose non stanno così, lardosi dal cazzo più piccolo di un clitoride.
Ai tempi in cui non sapevo dell'esistenza di YouPorn ed ero costretta ad accontentarmi dei discutibili filmini porno scaricati sul pc di mio fratello, potevo giustificare la presenza di cotanta demenza sulla base del luogo in cui passavo buona parte della mia giornata, risaputo centro nevralgico di fascistoni e ciuccacazzi "tutte casa e chiesa".
Fantasticavo quindi su una realtà esterna, profondamente diversa ed illuminata.
Mi sbagliavo, e voi disturbati mentali ne siete la conferma.
Questo negli anni mi ha reso estremamente selettiva nella scelta delle persone con cui intrattenere rapporti di amicizia e/o altro.
Evidentemente però quando mio fratello, raggirandomi astutamente, mi scorreggiò in faccia all'età di cinque anni, dovette recarmi dei danni celebrali molto più importanti di quello che ho sempre creduto. Nonostante i miei esigenti criteri di valutazione infatti, dopo un tot di tempo di esperienza vissuta a contatto con quello che potremmo definire un "eletto", nell'80% dei casi il suddetto rivela di avere il culo al posto del capo e stronzi fulminanti al posto di sinapsi...così che ben potete comprendere il motivo per cui, ogni qual volta ascolto la frase deandriana "ha il cuore troppo vicino al buco del culo", il mio pensiero viene immediatamente rivolto a queste persone.
Conclusione e nucleo di questo intervento è che da discreto tempo a questa parte, ho consapevolmente accettato quelle persone che credevo essere dei modelli positivi, sfruttandone efficacemente tutta la reale negatività.
Ascoltando le palle di merda esplicate da queste capre presuntuosamente inconsapevoli e osservando il loro risibile comportamento, infatti, ho capito di potermi offrire un ulteriore mezzo di valutazione per realizzare come non voglio diventare ed eventualmente, per riconoscere ed estirpare i difetti in comune con codeste persone.

2 commenti:

  1. "... difetti in comune"?
    Non si possono avere difetti in comune con persone di quel genere, secondo me.
    Forte di un'esperienza simile alla tua, guardando indietro ho capito questo: in quella fase si compie, quasi inconsapevolmente, una scelta. Sei uno di loro o sei diverso? Integrato o emarginato? Insomma, in o out?
    Se ci fai caso, tutte le opzioni "b" di queste domande esistenziali sono passibili di una duplice connotazione: negativa, se vista dagli occhi di un adolescente, ma senz'altro positiva, dal punto di vista di un adulto.
    E così oggi "diverso" vuol dire "speciale"; "emarginato" vuol dire "anticonformista"; "out" vuol dire che sei fortunatamente fuori da quella melma.
    Ma a quel tempo?... Beh, allora era difficile, perchè la fragilità dell'adolescenza non poteva che far vedere di quegli aggettivi solo l'accezione negativa.
    Ed è lì, in quel tempo e in quei luoghi, che avviene la selezione. Quando hai la forza istintiva (non sai nemmeno tu perchè scegli quella strada nonostante sembri proprio la peggiore, ma senti di farlo) di fuggire l'omologazione, sopportando la crudeltà della situazione sociale in cui ti ritrovi, diventi una persona come sono io e come mi pare di capire sia tu. Un adulto che gioisce del suo essere diverso, emarginato, out, perchè vede davvero (frenando a stento i conati di vomito) cosa significhi essere uguale, integrato, in.

    Continua così. Ma non preoccuparti di riconoscere od estirpare eventuali difetti in comune. Non c'è alcun pericolo, secondo me.

    "Con questo incedere fantasmico, io 'dubbio' che abbia i piedi!" ;)
    Cià.

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  2. Naaah...anche a me può capitare di comportarmi come una puttanella diversamente conformista o una capra presuntuosamente inconsapevole.
    Che si tratti di estirpare isolati atteggiamenti risibili o veri e propri difetti, poco importa. Sta di fatto che osservare le cacate altrui è un buon mezzo per evitare di farne di proprie.

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